Lorenzo Lotto, uno dei miei artisti preferiti. Pittore geniale, grande ritrattista del Rinascimento, per me uno dei migliori, se non il migliore. Ha saputo rendere l’anima dei protagonisti attraverso lo sguardo.
Gli occhi dei personaggi di Lotto sono immediatamente riconoscibili.
Sono come una firma inequivocabile dell’autore.
Non a caso è stato più volte definito “il primo ritrattista moderno”, proprio per aver colto lo stato d’animo dei personaggi e per averne reso i tratti psicologici.
Ignorato per lo più dai contemporanei, ci vollero circa tre secoli, quando uno dei più grandi storici dell’arte Bernard Berenson, alla fine del XIX secolo, ne colse la sua immensa bravura, proprio in un periodo in cui la psicanalisi era agli albori.
Guardate uno dei suoi ritratti più famosi: il Busto di giovane con Lucerna, 1506-1508 circa, conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Soffermatevi per un po’ su quello sguardo. Da lì si apre un mondo. Uno scenario da esplorare, fatto di interpretazioni, sensazioni, vibrazioni dell’anima. Un viaggio nel suo angolo più nascosto, che la mano geniale di questo pittore riesce a farci intraprendere, ancora meglio che se ci trovassimo lì, dal vivo, a osservare quel volto.
Lotto era un artista inquieto. Un pittore in ombra, che partì dalla sua città natale, Venezia, pullulata di grandi nomi della pittura, per girare per il Centro Italia, e tornare nella sua seconda patria, le Marche, dove egli spese gli ultimi giorni della sua vita.
“Solo, senza fidel governo et molto inquieto de la mente”.
Così si definì lui stesso nel suo testamento. Sono le ultime parole di un uomo profondamente solo, ma che ha lasciato a noi una grande eredità.