Sono passati ormai più di venti anni da quando mi recavo assiduamente al “Castello di Laterina”. Ogni mattina, per motivi di studio, con la mia fedelissima Renault 4 bianca, mi tuffavo nelle strette strade tortuose che dal mio paese portavano fin su al castello. Avvertivo sempre la stessa sensazione: fare letteralmente un’immersione nel pieno Medioevo. Ricordo sia i viaggi che il paese di Laterina in tutte le stagioni. D’inverno c’era una costante e fredda brina sui cespugli e il campanile della Propositura svettava in alto dalle fitte nebbie della pianura. In primavera i prati si accendevano di un verde intenso e dopo poco arrivava l’estate, coi tramonti sotto le luci calde del sole. Infine, come iniziava l’autunno, le foglie variopinte si depositavano a mano a mano sul ciglio della strada. Nelle vie del borgo spesso incontravo i visi e le voci ormai familiari. Un caffè prima di iniziare il lavoro, una pausa a metà mattina e, prima di tornare a casa, una sosta ad ammirare la vastità e la bellezza del paesaggio dal muretto della piazza principale.

Non conoscevo ancora Enrico Ceccherini, laterinese DOC, in quanto, ahimè, è troppo giovane per averlo potuto incontrare. Ma non è mai troppo tardi… Un paio di anni fa l’occasione è arrivata e con lui ho ritrovato il piacere di ripercorrere la storia, le tradizioni e l’arte di questo incantevole luogo. Nel post di oggi mi piace dare voce alle considerazioni dello stesso Enrico riguardo a un altro laterinese, Benincasa da Laterina, riconosciuto tale ormai da molti commentatori della Divina Commedia tra le anime vittime di una morte violenta, nei versi del VI canto del Purgatorio, caratterizzati da una forte tematica politica (fonte: Enciclopedia Treccani on line, Renato Piattoli – Enciclopedia Dantesca 1970). Ecco un breve commento di  Enrico, che potrà essere spunto per ulteriori approfondimenti:

“Per i 700 anni dalla morte del “Sommo Poeta”, vorrei ricordare un passo tratto dal VI canto del Purgatorio, dove nella quinta terzina ( vv. 13/14), che porto particolarmente nel cuore, parla di un mio concittadino, precisamente di Benincasa da Laterina.  Ma capiamo chi era questo mio compaesano. Benincasa fu un noto giureconsulto del sec. XIII, che ricoprì l’incarico di magistrato e giudice a Siena. Dante lo chiama qui “l’Aretino” poiché era originario di Laterina. Morì a Roma, dove era passato ad esercitare la funzione di giudice, decapitato da Ghino di Tacco, che volle vendicare la condanna inflitta a Siena contro alcuni suoi parenti. Questo sistema di vendette e di ritorsioni risulta essere attuale più di quanto vogliamo credere anche ai giorni nostri. Come vediamo, durante i secoli possono cambiare tutti gli scenari del mondo, ma la psicologia e gli istinti umani restano gli stessi, sebben mutanti in base a moralità o censure dettate dal buon senso”.

“Quiv’era l’Aretin che da le braccia

fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte,

e l’altro ch’annegò correndo in caccia”. 

Laterina è stato un castello medievale di grande importanza. Edificato per volere degli Ubertini, in una posizione estremamente strategica, fu per lungo tempo conteso dai Fiorentini e dagli Aretini. Conquistato e distrutto nel 1326 dal vescovo Guido Tarlati, fu ricostruito successivamente dai Fiorentini, che dal 1384 in poi ne divennero indiscussi proprietari. Per citare una delle testimonianze giunte fino a noi, di quel travagliato periodo storico, ricorderò la Porta di Ghianderino, detta anche Porta Fredda, in quanto situata a Nord, che conserva tutt’oggi un particolare fascino medievale. Laterina ci offre ancora un percorso interessante di storia e arte, fatto di chiese, opere d’arte, viste panoramiche e atmosfere di un tempo che fu, tenute in grande considerazione da un’intera comunità.

Dice infatti Enrico: “Il legame con le tradizioni e con il passato, per i laterinesi, ha un valore così forte da far rivivere momenti suggestivi e impressi nella memoria storica del paese. Nasce da questo spirito la Rievocazione medievale che il paese rivive nell’ultimo fine settimana di Luglio. In questi tre giorni, Laterina si riveste di ornamenti antichi e scende per i borghi in sfilate in costume. Si banchetta con cibi medievali e si possono vedere spettacoli inerenti le tematiche del tempo. Ogni cittadino partecipa in maniera attiva all’evento, dal più piccolo al più grande, sia da spettatore che da figurante.”

E con le parole di Enrico, voglio salutarvi e sperare che siano di buon auspicio per un ritorno, in un futuro prossimo, a festeggiare e poter nuovamente ammirare questo bellissimo paese.