Un esperimento: ho letto una poesia di Charles Baudelaire, ho chiuso gli occhi e ho cercato di ricordare un dipinto, un quadro, un’opera d’arte conosciuta.

Ed ecco qua…l’associazione che ha fatto la mia mente, assieme all’emozione provocata da quelle parole, è stata questa: Il ponte di Charing Cross detto anche di Westminster, un’opera di André Derain, artista francese, appartenente al gruppo definito “I fauves“, attivo agli inizi del ‘900, di cui ne fu la guida e l’anima Henri Matisse  (l’opera è del 1906, ed è a Parigi, al Museo d’Orsay). Un dipinto denso di colori, innaturali, che rendono l’idea, lo stato d’animo e il punto di vista soggettivo del pittore.

La poesia di Baudelaire, a mio avviso, è bellissima. Probabilmente il dipinto non è molto attinente con questi versi, ma questo è ciò che la mia memoria visiva e la mia parte emotiva hanno elaborato. E’ strano infatti associare un poeta come Baudelaire (1821 – 1867) con un quadro di Derain, pittore con una visione piuttosto serena della vita e della città.

Entrando in gioco le emozioni, e non le informazioni o i dati assimilati, per ognuno sarà un’esperienza diversa.

E per voi?

 

Paesaggio

Per comporre castamente le mie egloghe

Voglio, come gli astrologhi, dormire accanto al cielo

E, accanto ai campanili, ascoltare sognando

I loro inni solenni trasportati dal vento.

Col mento nelle mani, dalla mia mansarda,

vedrò il laboratorio dove si canta e si ciarla,

le ciminiere e guglie, alberi della città,

e i grandi cieli che fanno sognare d’eternità.

 

E’ dolce veder nascere attraverso la bruma

La stella nell’azzurro, alla finestra il lume,

i fiumi di carbone salire al firmamento

e la luna versare il chiaro incantamento.

Vedrò le primavere, le estati, gli autunni,

e quando verrà l’inverno e le sue nevi monotone,

allora chiuse le tende e le imposte serrate,

costruirò nella notte i miei palazzi fatati.

Mi metterò a sognare orizzonti bluastri,

parchi e zampilli piangenti dentro gli alabastri,

baci, uccelli che cantano sera e mattina

e tutto ciò che l’Idillio ha di più infantile.

Il Tumulto, ai miei vetri tempestando invano,

non mi farà alzare la fronte dal mio tavolo,

perché sarò profondamente immerso nel piacere

di evocare con la volontà la Primavera,

di tirar fuori un sole dal mio cuore

e di creare col fuoco dei miei pensieri il tepore.

Charles Baudelaire

(Traduzione da: C. Baudelaire, I fiori del male, Collana La grande poesia, Corriere della sera, 2004)