E’ passato molto tempo dal mio ultimo blog, più di due mesi. Era il 21 agosto, quando scrivevo di Venturino. Una tarda sera delle ultime battute della stagione estiva.

Questa del 2021, è stata un’estate densa di viaggi solitari alla ricerca del bello, dell’arte, delle strade assolate, se pur sotto la grande calura. Ecco, posso dire che è stata anche l’estate di Venturino: la scoperta e la riscoperta dei suoi luoghi, delle sue opere, come perle, che quest’uomo dotato di una profonda sensibilità, ci ha lasciato disseminate nella nostra bella vallata. Opere dense di significati, che ci invitano a riflettere profondamente sul valore della nostra esistenza.

Così una domenica pomeriggio di fine agosto sono tornata a Castelnuovo dei Sabbioni e ho sostato a lungo di fronte al un muro di colori e di speranza: il murale di Venturino.

Una lunga parete di cemento, dipinta a larghe pennellate con colori acrilici, che parla di rinascita, di lavoro, di speranza. Un inno alla pace tra gli uomini, un inno alla vita.

Siamo agli inizi degli anni Novanta e Venturino dona alla comunità di Castenuovo dei Sabbioni, nel Comune di Cavriglia, luogo tristemente noto per la strage nazi-fascista del 4 luglio 1944, un’opera straordinaria che porta con sé un profondo amore verso l’umanità. L’opera, inaugurata nel 1992, è una sorta di sipario, oltre il quale si trova il cimitero comunale, già portatore di un messaggio importante sulla vita e sulla morte. Venturino non illustra i fatti della strage. Non tratta la narrazione peculiare del luogo. Lui parla di tutto il mondo e a tutto il mondo. Perché questi sono fatti che riguardano noi tutti. La guerra è sempre la stessa in ogni luogo e in ogni dove. Mi viene da citare, nella sua triste attualità, l’incipit della meravigliosa poesia di Quasimodo  “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo”. Il messaggio di Venturino è quindi universale: la guerra devasta e uccide. L’uomo grazie al suo cuore e al suo lavoro, con grande fatica, ricostruisce. E con l’amore, simboleggiato da una madre, un padre e un figlio, ricomincia la vita.  Ma la vita è soprattutto nell’anima che rinasce. E quest’aspetto profondo è simboleggiato dalla Vergine Maria con in braccio il Bambino e si conclude con un’elevazione, “un’ascensione”, come puro spirito che va verso il cielo.

Un’opera meravigliosa, completata con l’allestimento di una scultura realizzata dall’artista negli anni ’80,  raffigurante un uomo sotto forma di sagoma in acciaio, che innalza la mano al cielo, come per salutare la vita e per rinnovare la speranza in un futuro di pace.

Negli ultimi anni il murale è stato affiancato da una poesia di Alessandro Parronchi, grande amico dell’artista, scritta nello stesso anno di esecuzione del dipinto e riportata a grandi lettere su un’alta parete a destra del cielo azzurro.

E questi versi sono come una continuazione del messaggio di pace che è scaturito direttamente dal cuore di Venturino. Perché Venturino aveva un grande cuore.

 

Ascoltiamo un approfondimento sull’opera di Venturino dalle parole di Lucia Fiaschi, direttrice del Museo Venturino Venturi di Loro Ciuffenna https://www.youtube.com/watch?v=vwwuJpl6LbU&t=305s