Erano gli inizi di giugno. Un pomeriggio di sole sì, ma non troppo caldo. E sotto un incantevole pergolato, con una vista meravigliosa e il rumore del fruscio del vento, degno delle più “rohmerianeatmosfere, eccomi all’appuntamento con Lucia Fiaschi, direttrice del museo Venturino Venturi di Loro Ciuffenna, nella Casa atelier dell’artista. Conoscevo certo Venturino, la casa e il museo che raccoglie le sue opere, ma non così da vicino.
È stato un incontro che mi ha aperto una finestra diretta sul suo mondo.
E quando si entra dentro questo mondo se ne rimane catturati per sempre.
Ti viene voglia di sapere tutto, di conoscere, esplorare il suo vissuto attraverso i luoghi, le opere, gli oggetti.
La mia guida, Lucia Fiaschi, me ne ha fatto assaporare tutti gli aspetti da quelli più affascinanti e creativi a quelli più tristi e dolorosi, con estrema delicatezza. Dai suoi occhi ho percepito il legame, l’ammirazione, la voglia di trasmettere a tutti noi il bagaglio interiore e la testimonianza di vita che le ha lasciato.

Venturino Venturi nasce nell’aprile del 1918 nello splendido borgo di Loro Ciuffenna, considerato uno dei più belli d’Italia, al quale rimarrà sempre legato, pur passando molti anni altrove. A Loro vuole trascorrere in pianta stabile gli ultimi venti anni della sua vita, prima di abbandonare per sempre questo mondo il 28 gennaio 2002. Ed è proprio qui che decide di lasciare le sue opere per costituirne un museo, in virtù del suo immenso amore per il luogo e per tutti. Per i loresi, che in quelle case e in quelle strade strette vivono, e per i visitatori di passaggio, sia per un caffè in solitudine o in compagnia, sia per una passeggiata o uno scatto furtivo tra i vicoli. Loro Ciuffenna, a mio avviso, è anche per eccellenza il luogo romantico del Valdarno, dove il sentimento fra chi si ama sembra uscire spontaneamente dai cuori e condurre gli amanti per le strade antiche senza tempo.

Posso immaginare questo grande amore tra Venturino e il borgo. Lui, un uomo dotato di una sensibilità pazzesca, di un animo così vicino alla natura, agli affetti, a Dio.

Venturino riesce a comunicare tutto il suo mondo interiore con l’oggetto da lui scolpito e attraverso il segno della matita o del colore sulla carta. Non si può rimanere impassibili davanti a una sua opera. Quelle forme, quegli schizzi drammatici, di chi ha vissuto in prima persona la tragedia della guerra, rischiandovi la vita, ti trascinano dentro, in profondità, verso i suoi abissi interiori.

Per non parlare poi dei ritratti. Egli fu un grande ritrattista. Ha colto l’essenza dell’effigiato, ne ha fatto vibrare l’anima. Quando ci troviamo in quella bella stanza chiara e luminosa, interna al museo lorese, i volti a lui cari degli amici, dei suoi affetti, corrono uno ad uno davanti ai nostri occhi e sembra davvero di averli conosciuti.

Questo è il primo di alcuni appuntamenti che intendo dedicare a questo grande uomo e artista.

Voglio lasciarvi con le parole che lui stesso dice in un cortometraggio in YouTube dal titolo: Venturino Venturi, la materia e l’anima di Franco Fossi (link: https://youtu.be/2HpijBQh8WE)

“Con l’andare degli anni ho capito che seguivo la via di Gesù. Lavorando mi accorgevo di seguire il vangelo. Mi prendeva il corpo e l’anima. Sentivo il bisogno di pregare mentre lavoravo e ho continuato a scolpire seguendo indegnamente, pur indegnamente, il Vangelo di Gesù”.

 

FOTO tratta da: Museo Venturino Venturi, catalogo della collezione permanente, a cura di Lucia Fiaschi. Ed. IGV Srl, San Giovanni Valdarno, marzo 2018.