“Stiamo precipitando…stiamo precipitandoooo!!!!”. Ecco come comincia il film. Kate, giovane e bella ragazza americana sta facendo un corso di simulazione di volo, per superare la paura di prendere l’aereo (come la capisco…). Mi viene in mente un libro cult degli anni Settanta della scrittrice Erica Jong, Paura di volare, che prendeva a pretesto questo titolo per trattare in realtà di altre problematiche, come spesso accade quando si parla di superare la paura del volo. Ricordo di averlo letto alla soglia dei venti anni, ma non ne rimasi un granché colpita, tant’è che lo ricordo vagamente. Ma veniamo al film. Il regista è Lawrence Kasdan, uno dei più famosi e stimati registi statunitensi, nato a Miami nel 1949 (fonte: Wikipedia), che ha diretto altri film di successo e di grande qualità, quali Il grande freddo, Brivido caldo, Turista per caso, etc.. La trama è molto semplice: la giovane Kate (la bravissima Meg Ryan) scopre che il fidanzato Charlie (Timothy Hutton), medico in carriera recatosi a Parigi per lavoro, si è innamorato della bellissima Juliette. Kate, che non ha mai volato, vince la paura e prende l’aereo per riportare a casa il suo uomo. Ma in aereo, come in treno, si fanno anche degli incontri inaspettati che possono cambiare le nostre vite…
Il film, uscito nel 1995, ebbe un grande consenso di pubblico, ma poca considerazione da parte della critica. Così per curiosità ho fatto un giro sul web e…Mamma mia che brutte recensioni!!! Ho letto addirittura “Un’operina che non rimarrà negli annali della storia del cinema”. Ed io che mi sono sempre divertita così tanto… E’ un film che ho visto, forse, 10 volte. Si, diciamo, quando ci sono quelle giornate che proprio non si va, penso: mettiamoci “un French Kiss”, per vedere se andrà meglio.
Credo infatti che ci siano film che non devono creare necessariamente grandi aspettative, grandi riflessioni su tematiche sociologiche, politiche, religiose e chissà cosa.
Ci sono film che si guardano per il piacere di interrompere il groviglio di pensieri e le inquietudini della sera punto e basta. E secondo me questo ci riesce pienamente.
Spesso con i miei carissimi amici, con i quali condivido il Cineforum domenicale on line, si parla di questo tema: la leggerezza. Ecco non so se la leggerezza di French Kiss possa rientrare nella tipologia di cui disquisiamo nel gruppo, cioè quella che sotto “vesti leggere” nasconde temi di un certo spessore.
French kiss si guarda per il piacere di stare bene. Perché vedere una magnifica vigna nel cuore della Provenza illuminata dal sole, oppure Kate che si lascia trasportare dagli aromi dei vini con le sue rocambolesche avventure per recuperare un passaporto e un fidanzato (il quale meglio perderlo che averlo) e infine Luc.. gran seduttore… mirabilmente interpretato da un attore come Kevin Kline, possa essere per alcuni di noi motivo di svago e sano divertimento.
E poi lasciatemi dire la frase fantastica di Kate contro, come dire, les femmes fatales “Felice, sorrido; triste mi acciglio, io uso la faccia che corrisponde alla corrispondente emozione”. Mi vengono in mente anche quelle donne che dicono si, quando pensano no, e viceversa (forse per apparire più belle o misteriose…mah..). A riguardo citerei la famosa battuta di Nanni Moretti in Ecce Bombo, in cui lui, invitato a una festa, dice: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate:”Michele vieni in là con noi dai…” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo…”.
Quindi, concluderei il post di oggi con: “Essere come si è realmente”. Frase fatta, ma sempre valida.
Alla prossima… e godetevi Kasdan!
(Foto: Corriere.it)
Piace sempre leggere le tue recensioni
Specialmente se il film piace anche a me
La critica la guardo fino a un certo punto, molte volte ho trovato dei film deliziosi che prontamente sono stroncati dai succenti critici
Grazie…e pienamente d’accordo Paolo!